Att. Museo Mirabile
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Scritto da salvatore |
Mercoledì 29 Settembre 2010 05:02 |
DELLA NASCITA DEL «MUSEO MIRABILE DELLE TRADIZIONI ED ARTI CONTADINE» DI MARSALA L’idea di un museo della cultura materiale relativa al vissuto della nostra Sicilia prese formale avvio il 01 Aprile 2000 con la costruzione del locale da adibire a Museo, finalizzato alla ricerca, recupero e conservazione di strumenti di lavoro e suppellettili in uso nel nostro territorio nella passata civiltà contadina e artigianale, individuate dal sottoscritto come obiettivo primario. Dopo la costruzione si procedeva a l’inventariazione di tutto il materiale. L’accurata operazione informatica giungeva, puntuale, al suo perfezionamento agli inizi dei primi di giugno del corrente anno 2000. Un mese dopo, si giungeva alla sua felice conclusione ed alla realizzazione del percorso didattico-espositivo e quindi consentirci oggi, primo luglio 2000, di procedere all’inaugurazione della polivalente struttura museale. Così, è oggi a disposizione della collettività un inedito strumento di conoscenza. Totò Mirabile MUSEO MIRABILE DELLE TRADIZIONI ED ARTI CONTADINE DI MARSALA Gli oggetti (zappe, aratri, falcetti, basti in legno e in ferro, chiavi, antiche serrature ecc.) raccolti da Totò Mirabile sono stati catalogati utilizzando delle schede computerizzate. Di ogni oggetto è stato indicato il nome con il rispettivo termine dialettale, e i dati relativi al donatore o del venditore. L'idea del museo è nata nel lontano 1968 anno in cui si verificò il terremoto nella valle del Belice. Proprio in quei giorni, dal momento che faceva freddo, si era d’inferno, a gennaio, noi ragazzi andavamo in giro a raccogliere legna per bruciarla la sera vicino le tende allestite alla bisogma dove la notte si dormiva con parenti ed amici, perché si aveva paura ancora del terremoto. La sera tutti recitavano il rosario fino a quando ci si addormentava nelle sedie a poltrona. Col passare dei giorni la legna cominciò a scarseggiare e cosi si dovette ricorrere ad utilizzare vecchi mobili e quant’altro fosse di legno e tale da potere ardere. Si entrava nei vecchi e cadenti magazzini alla ricerca di ciò he potesse servire. Tante cose che venivano prelevate, perdonatemi se potete, io non li accatastavo per il fuoco, anzi le nascondevo nel magazzino di donna Giovannina Schifani, che avevamo in affitto. Avvertivo dentro di me una sorta di ribellione, come se mi piangesse il cuore a dovere distruggere quegli oggetti che per anni ed anni erano stati frutto di tanti sacrifici e compagni di lavoro. Cosa mi venne facile recuperare in quel periodo. Vecchie cassepanche ancora in buone condizioni, maidde, scanaturi, tavulera, sedie, scalette, manici di legno. Poi con il trascorrere delle stagioni avvenne la modernizzazione e molte cose risultarono superate e pressoché inutili. Il mondo contadino cambiò modo di lavorare la terra e molti artigiani dovettero chiudere bottega a causa dell’industrializzazione. La conseguenza fu quella che si abbandonarono moltissimi mestieri e l’attrezzatura usata dagli artigiani divenne inutile, anzi era d’impaccio e dovette cedere il posto. Il carretto fu sostituito dal camion, cosicché il magazzino divenne garage, la stalla diventò autorimessa per officina o lavaggio. Tutti i locali adibiti a magazzini attrezzi vennero svuotati per dar posto ai negozi, ecc. Le cose del passato venivano distrutte e se qualcuno, come me, le chiedeva, i proprietari ben volentieri te li davano, anzi ti ringraziavano pure per avergli tolto il pensiero di dove andarle a buttare. Cosicché andavo in giro a raccogliere a poco a poco ciò che io intuivo potesse avere caratte culturale. Certo, non ho fatto una scuola particolare per questo, del resto anche a volerlo fare, non ce nerano e poi ripeto non si era entrati in quest’ottica anzi venivo criticato. Sapete cosa diceva la gente? Ma ca fari!? Ma ettali sti cosi inutili! Certo molte cose erano veramente inutili e ripeto ancora non tutti erano dotati di avere fiuto, in Sicilia si dice “aviri nasu”, per riconoscere se un oggetto doveva essere conservato o restaurato per conservarlo. Ecco che finalmente nel lontano 2000 pensai di assemblare gli oggetti per petterli a disposizione di tutti. Tutto ciò però andava fatto con un lavoro preparatorio di ricerca d'ambiente, di educazione al rispetto del territorio e alla conservazione delle testimonianze che in esso si trovano. La ricerca non si è limitata solo al territorio circostante ma ha cercato di spaziare attraverso la conoscenza dei vari musei e raccolte della Civiltà contadina sparsi in tutta l'Italia, con particolare attenzione a quelli della Sicilia includendo, senz’altro, nelle mie gite d'istruzione del giro di tutti i luoghi di Sicilia alcuni Musei importanti che hanno fatto da volano per tutti gli amatori delle cose del passato lontano o prossimo che sia. (Masseria Lombardo di Bronte, Museo ibleo delle arti e delle tradizioni popolari di Modica, Museo etnografico G. Pitrè di Palermo, Casa Museo di Palazzolo Acreide) che hanno permesso l'osservazione diretta di alcuni ambienti dell'epoca. Il museo, quindi, costituisce, inoltre, una novità didatticamente stimolante per gli alunni che, nelle varie visite guidate previste dalla programmazione d'Istituto, potranno trovare spunti e suggerimenti ora per approfondire l'aspettò storico e linguistico ora per indagare quello prettamente folcloristico e leggendario. L'obiettivo principale è stato soprattutto quello di recuperare le tradizioni, gli usi e i costumi del passato (racconti, canti, nenie, proverbi, indovinelli, formule magiche ecc.) cercando anche di conservare i beni culturali presenti nel territorio . Totò Mirabile |
Ultimo aggiornamento Mercoledì 29 Settembre 2010 05:32 |